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Travolta a Battistini, una targa per Corazon? M5s contrario e scoppia la rissa

Il provvedimento è riuscito a passare, ma solo dopo una rissa sfiorata, l'intervento delle forze dell'ordine e del personale del municipio, e insulti tra consiglieri

Il consigliere Cinque Stelle si alza, annucia il "no" del gruppo e in Aula scoppia la bagarre. Corazon Abordo, la 43enne filippina travolta da un'auto il 27 maggio 2015, verrà omaggiata con una targa da apporre nel parco Nicholas Green di Torrevecchia. Ma la decisione è passata solo dopo una rissa sfiorata, l'intervento delle forze dell'ordine e una valanga di insulti tra gli eletti. 

Tutto è cominciato con una risoluzione presentata il 30 maggio dai consiglieri di Fratelli d'Italia. "Abbiamo proposto per l'anniversario della tragedia di installare una targa per ricordare - spiega il capogruppo Marco Giovagnorio - la comunità filippina ha raccolto delle firme, me lo ha chiesto il marito della donna". Perché la salma fu trasportata nelle Filippine dopo il dramma, ma la famiglia è rimasta a Roma e il marito avrebbe tanto voluto vicino un segno della moglie. "E' a costo zero perché abbiamo proposto di acquistare noi consiglieri di Fratelli d'Italia personalmente la targa, e non serve nessun tipo di autorizzazione perché non cambia la toponomastica, non è una nuova intitolazione". Una cosa semplice da attuare. Perché esprimere contrarietà?

Il capogruppo grillino Francesco Megna dichiara in Aula che manca in allegato la petizione con le firme. Il consigliere Giovagnorio chiede la sospensione della seduta di Consiglio per andare a recuperare l'elenco delle sottoscrizioni - "che comunque non è obbligatorio per legge allegare" - ma la risposta è no e si scatena il caos. Volano parole pesanti, si arriva quasi alle mani, intervengono i vigili urbani. I Cinque Stelle escono dall'Aula, rientrano, cambiano idea ma chiedono di modificare due parole nel testo: "petizione" e "nomadi" (chi guidava l'auto che investì la donna era di etnia rom, ndr). Dopo ore di baraonda il provvedimento ottiene il sì. 

"Abbiamo vissuto il momento più basso della nostra attività istituzionale" commenta Giovagnorio, convinto si sia trattato esclusivamente di un tentativo "di strumentalizzare politicamente un evento luttuoso. I consiglieri pentastellati hanno scambiato l'aula consiliare per un bar dove ridere ed offendere il lavoro dei colleghi di opposizione. Atteggiamenti che diventano intollerabili nel momento in cui l'aula discute un tema delicato come quello della scorsa seduta". Solidali a Giovagnorio tutte le opposizioni, dal Pd con il capogruppo Massimiliano Pasquini all'ex minisindaco Daniele Giannini.

Dal canto suo il gruppo Cinque Stelle, interpellato da RomaToday, ribadisce di aver inizialmente espresso la propria contrarietà al provvedimento solo per ragioni tecniche ("non c'erano le firme"), sottolineando di essere "assolutamente in buoni rapporti con la comunità filippina del territorio". 


 

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